A una mummia

Poesia di Arrigo Boito

Mummia fasciata in logori
Papiri sontuösi,
Mummia che sul sudario
Porti l’apoteösi,
Perdona se i nepoti,
Più culti che devoti,
Fan del tuo frale eterno
Sì misero governo.

Tu, nata al sole, al fulgido
Sole del tuo deserto,
Al soffio ardente e libero
D’un orizzonte aperto,
Tu non pensavi, un giorno.
Nel gel d’un aer piorno,
D’esser messa in vetrina
Da una gente latina.

O fumo degli olibani!
O roride nepenti!
Ombrìa profonda e placida
De’ patrii monumenti!
A così bella pace
Ti derubò rapace
Una che non ha posa
Scienza curïosa.

E come appar su putrido
Brago una morta bolla,
Tu comparisti ai cupidi
Stupori della folla;
Dal mondo incivilito
Fosti segnata a dito
Qual prezïoso e pulcro
Rifiuto del sepulcro.

E venne il paleologo,
Divinator de’ segni,
A ordir sul tuo sarcofago
Cifre di stirpi e regni;
Fu vïolato intero
Della tomba il mistero;
T’han lisciate le chiome
E t’han chiamata a nome.
 
Oggi, depositario
Di tanta erudizione,
Pianta bottega e cattedra
Un lurco cicerone
Che ti narra all’Inglese
(Pur ch’e’ paghi le spese)
Storpiando i nomi (o scherno!)
Del tuo parlar materno.

E nel guatarti il pargolo
S’asconde per paura,
Poi, nella notte, orribile
Sogna la tua figura.
Al cinico Narciso
Svegli sul labro il riso;
Nessun vien col pensiere
Di dirti un miserere

Eppur chiudesti un’anima
In quella sorda testa,
Lo sento, e n’è riverbero
Quella tua fronte mesta,
Eppur sentisti il core
Balzarti per amore,
Eppur provasti il morso
Del pianto e del rimorso.
 
Meglio se fosse in polvere
La creta tua tornata
Con sì pietoso studio
Da’ cari tuoi fasciata.
Che voleresti al sole
Effluvio di vïole
O sabbia in groppa al vento
Per l’ampio firmamento.

Meglio se fra le torbide
Furie dell’Oceàno
T’avesse in mezzo ai vortici
Travolta l’uragano,
Chè avresti le convalli
Di perle e di coralli
E toccheresti il fondo
D’un prodigioso mondo.
 
Qui per andar di secoli
Non muterà tua sorte,
Vedrai novelli popoli
Colle occhïaia morte,
E il tempo che ne fruga
Non segnerà una ruga
Sovra il tuo volto scarmo
E freddo come marmo.

Ma un dì verrà, novissimo,
Che in una cupa valle
Cadrem, tremanti, pallidi.
Coi nostri errori a spalle,
E sentirem la tromba
Che spezzerà ogni tomba.
Mummia, quella mattina
Romperai la vetrina.