Er callista.

Poesia di Cesare Pascarella

 I.  Come vedono, qui, cari signori, 
 Non si tratta di dire ch'è un inganno, 
 Qui si vende ir rimedio d'un malanno 
 Approvato dai celebri dottori.  Non si tratta dei soliti impostori 
 Su la pubblica piazza, che gli dànno 
 Dei ciafrugli qualunque… Mi diranno: 
 Pe li calli ci so' boni rasori.  Si lavora cor ferro!… E che succede? 
 Ch'esce ir sangue e gli viè' come un gonfiore 
 Ne l'interno, che gli arovina ir piede.  Mentre che qui, cór glasso vegetale. 
 Che s'immassima drento ner dolore, 
 Ir suo piede ritorna ar naturale.  II.  Dunque, credo, qualunque sia persone, 
 Che si trovasse avere quarche callo, 
 Si crompa ir glasso assieme a l'istruzione, 
 Dove ci dice ir modo d'addoprallo.  Che sarebbe, di prende' ir mio cerone, 
 Ch'è ir glasso vegetale, e d'accostallo 
 Ar lume, co' la quale operazione, 
 Si sdilinquisce quando sente ir callo.  Dopo di che, come gli faccio vede', 
 Lo pòle avvicinare su le deta, 
 Che sarebbe di dire sur suo piede.  Come lo pòle dire tanta gente 
 Che ci ha speso la piccola moneta, 
 Dove che ir giorno appresso nun è gnente.