I.
L'aria s'affredda, il sole si nasconde,
Radon la terra i passeri sgomenti,
Fuggon nel polverío, preda dei venti,
Le inaridite foglie vagabonde;
Fra le voci del ciel cupe e profonde
Sonano risa e passi di fuggenti,
E strilli acuti, e colpi vïolenti
D'imposte, e un lamentío lungo di fronde.
Poi tace la città trista e soletta
E dietro ogni finestra ansiosamente
S'affaccia un volto attonito che aspetta.
Casca e salta ad un tratto al piede mio
Un granellino bianco e rilucente…
Eccola, viene che la manda Iddio.
II.
Strepitando vien giù candida e bella,
Batte il suol, tronca i rami, il cielo oscura,
E nelle grigie vie sonante e dura
Picchia, rimbalza, rotola, saltella;
Squassa le gronde, i tetti alti flagella,
Sbriciola sibilando la verzura,
Ricasca dai terrazzi e nelle mura
S'infrange, e vasi e vetri urta e sfracella;
E per tutto s'ammonta e tutto imbianca;
Ma lentamente l'ira sua declina
E solca l'aria diradata e stanca;
Poi di repente più maligna stride,
Poi tutto tace, e sulla gran ruina
Perfidamente il ciel limpido ride.