La madre

Poesia di Gwendolyn Brooks

Gli aborti non ti permettono di dimenticare.
Tu ricordi i bambini
che hai concepito ma non hai accolto,
le piccole teste, bagnate con pochi (o nessun) capello,
i cantanti e gli operai
che non hanno mai assaporato l’aria.

Questi, mai li trascurerai, mai li maltratterai,
mai li farai tacere né li comprerai con una caramella,
mai metterai nelle loro bocche i pollici 
né caccerai via i fantasmi che vengono nella notte.

Mai li lascerai, tenendo dentro il tuo sospiro assetato di loro
mai tornerai affamata di vederli, mangiandoteli con gli occhi.

Io ho sentito nelle voci del vento le voci
dei miei oscuri figli uccisi.

Mi sono contratta. Ho consolato
i miei cari oscuri sui seni che loro non hanno mai potuto succhiare.

Ho detto, Dolci, se ho peccato, se ho rubato la vostra fortuna
e le vostre vite dal vostro protendervi senza raggiungere,
se ho rubato le vostre nascite e i vostri nomi,
le vostre lacrime di neonato e i vostri giochi,
i vostri amori belli o difficili, i vostri tumulti,
i vostri matrimoni, dolori, e le vostre morti,
se ho avvelenato l’inizio dei vostri respiri

Credetemi che anche nella mia intenzionalità
non sono stata intenzionale.

Ma perché devo lamentarmi,
lamentarmi che il crimine fosse stato di qualcun altro
e non mio?

Giacché comunque siete morti,
anzi, non siete stati creati.

Però anche detto così temo che sia sbagliato.
Oh, cosa dirò, come si può dire la verità?

Voi siete nati, avete avuto un corpo, siete morti.
Solo che non avete mai riso ne programmato ne pianto.

Credetemi, vi ho amato tutti.
Credetemi, anche se per poco, vi ho conosciuti, e vi ho amati
……vi ho amati tutti.