Solitudine messicana

Poesia di Jack Kerouac

E sono uno straniero infelice
contento di scappare per le strade del Messico 
I miei amici sono morti su di me, le mie
amanti svanite, le puttane bandite,
il mio letto sbattuto e sollevato dal
terremoto – e niente erbasanta
per uno sballo a lume di candela
e sognare – solo spurghi d’autobus,
ventate polverose, e cameriere che mi sbirciano
da un buco nella porta
segretamente attizzate alla vista
degli onanisti fottenti cuscini -
Io sono la Gargolla
di Nostra Signora
che sogna nello spazio
sogni di grigia nebbia -
Il mio volto è puntato verso Napoleone
- io non ho forma -
La mia agenda è piena di DEFUNTO
non ho valore nel vuoto,
in patria senza onore, -
Il mio unico amico è un vecchio pederasta
senza macchina per scrivere
Chi, se è mio amico,
lo beccherò nel culo.
Mi resta ancora un pò di maionese,
tutta un’inutile bottiglia d’olio,
contadini mi lavano il lucernaio,
un matto si schiarisce la voce
nel bagno a fianco
cento volte al giorno
condividendo il soffitto con me -
Se mi ubriaco mi viene sete
- se cammino il piede mi cede
- se sorrido la mia maschera è una farsa
- se piango non sono che un bambino -
- se mi ricordo sono bugiardo
- se scrivo la scrittura è passata -
- se muoio il morire è finito -
- se vivo è appena cominciato -
- se aspetto l’attesa è più lunga
- se vado l’andare è andato -
se dormo la beatitudine è pesa -
mi pesa sulle palpebre -
- se vado a un cinema da poco prezzo
mi assalgono  le cimici -
I costosi non me li posso permettere
- se non faccio niente
niente fa