Al mercato

Poesia di Nikolaj Zabolockij

Traduzione di Paolo Statuti
Ornato di vasi e di fiori
Il vecchio mercato apre i battenti.
 
Qui le donne sono grasse come botti,
Coi loro scialli di bellezza mai vista,
E i cetrioli sembrano colossi,
Che zelanti nuotano nell’acqua.
Brillano come sciabole le aringhe,
Coi loro occhietti mansueti,
Ed ecco, sotto la lama del coltello
Si contorcono come serpi.
E la carne, dominio dell’ascia,
Giace come rosso buco,
E il salame come sanguigno intestino
Nuota nello sghembo braciere,
E gli va dietro un cane ricciuto,
Annusa l’aria col naso a digiuno.
La bocca come una porta aperta
E la testa come una scodella,
E le gambe vanno con precisione,
Incurvandosi lentamente a metà.
E adesso? Con aria addolorata
S’è fermato per caso, alla cieca,
E le lacrime come chicchi d’uva
Dagli occhi volano nell’aria.
 
Gli storpi se ne stanno in fila.
Uno suona la chitarra.
Il moncone di gamba, fratello di perdite,
Lo mantiene al bazar.
E sul moncone la stampella
Sembra un fiasco di legno.
 
Un altro mostra un germoglio di mano,
Egli se ne vanta, lo agita,
Ha un dito slogato, un invalido,
E squittò il dito, come una talpa,
E scricchiolò l’incrocio dell’osso.
E il viso si trasformò in un ditale.
 
E un terzo, arricciati i baffi,
Guarda come eroe bellicoso.
Su di lui nell’orologio del bazar
Sciamano le mosche della carne.
In un bidone siede sulle ruote,
Nella bocca è celato il forte volante,
In una tomba le braccia si seccano,
In un torrente dormono le gambe.
Per destino a questo eroe
E’ rimasta la pancia con la testa,
E la bocca, grande come un manico,
Per guidare l’allegro volante.
 
Là una vecchietta con l’occhio fisso
E’ seduta su una sedia tutta sola,
E un libro in magici buchetti
(Per le dita cara sorella)
Canta gli impiegati di servizio,
E la vecchietta con le dita è lesta.
 
Intorno – bilance come mappamondi,
Brandelli di burro, grasso d’amore,
Esseri deformi come idoli pagani,
Nel denso sangue interessato,
E lo stridìo-preghiera di una chitarra,
E berretti pieni come tiare.
Come rame splendente. Non è lontano
Il momento in cui in una tana rischiosa
Lui e lei – lui ebbro, rosso
Di gelo, di canto e di vino,
Senza mani, paffuto, e lei –
Cieca megera, ballano affabilmente
Una stupenda danza-capricorno,
Tanto che crepitano le capriate
E sprizzano scintille da sotto i piedi!
 
E la lampada strilla come una marmotta.