Il bucato

Poesia di Nikolaj Zabolockij

Traduzione di Paolo Statuti
Distante dalla strada maestra
In un borgo di case e di tigli,
E’ bello restare sulla soglia
E ascoltare il cigolio del pozzo.
Qui, tra colombi e colombe,
Tra i granai e i mucchi di concime,
Il vento scuote turbe di sottane,
Brache, camicie e pezze da piedi.
Riposando dal corpo sudato,
Fatti di tela casalinga,
Qui fin dal giogo mongolo pende
La tavolozza degli abiti russi.
E si vedono su di essi le forme
Sporgenti dei corpi umani,
Copiando in un vivo disordine
Chi e come in essi giaceva e sedeva.
Oggi faccio compagnia alle lavandaie,
Benefattrici degli uomini del posto.
Questa gente non opprime chi giace
E non scaccia gli affamati.
Qui il lavoro ingrossa i calli
Imbiancati dall’acqua saponata,
Non si vantano d’essere ospitali,
Ma nel bisogno ti tendono la mano.
Beato chi l’anima turbata
Laverà qui fino in fondo,
Perché dalla schiuma del bucato
Come Afrodite esca imbiancata!