Metamorfosi

Poesia di Nikolaj Zabolockij

Traduzione di Paolo Statuti
Come cambia il mondo! E come cambio anch’io!
Con un solo nome io mi chiamo,
In realtà quello che chiamano me, –
Non sono io solo. Siamo molti. Io sono vivo,
Affinché il mio sangue non arrivi a freddarsi,
Io sono morto più volte. Oh, quanti corpi morti
Ho separato dal mio corpo!
E se solo la mia ragione riuscisse a vedere
E alla terra volgesse l’occhio penetrante,
Essa vedrebbe là, tra le tombe, me
Sepolto in profondità. Essa mi mostrerebbe
Me, cullato dall’onda del mare,
Me, in volo nel vento verso un paese invisibile,
La mia povera spoglia, un tempo così amata.
 
Ma io sono sempre vivo! Sempre più chiaro e pieno
Lo spirito abbraccia masse di prodigiose creature.
La natura è viva. E’ viva tra le pietre
Anche l’erba viva e il mio morto erbario.
Anello nell’anello e forma nella forma. Il mondo
In tutta la sua viva architettura –
Organo che canta, mare di trombe, pianoforte
Che non muore né nella gioia né nella tempesta.
 
Come tutto cambia! Ciò che prima era uccello,
Adesso è una pagina scritta;
Il pensiero una volta era un semplice fiore,
Il poema procedeva come lento toro;
E ciò che era me, forse cresce di nuovo
E accresce il mondo delle piante.
 
E così, cercando a fatica di svolgermi
Come un gomitolo di complesso filo,
A un tratto vedrò ciò che si dovrebbe chiamare
Immortalità. Oh, miseria dei nostri pregiudizi!