Mia moglie

Poesia di Nikolaj Zabolockij

Traduzione di Paolo Statuti
Scostati i capelli dalla fronte,
Egli accigliato siede alla finestra.
In un bicchierino verde una mistura
La moglie gli versa.
 
Come timoroso, come attento, soave
E doloroso brilla lo sguardo,
Come questi buffi riccioli
Sulla magra testolina pendono!
 
Dalla mattina lui scrive senza sosta,
Immerso nell’ignoto lavoro.
Lei a stento cammina e respira,
Purché lui stia bene a dovere.
 
E cigolerà sotto di lei il pavimento,
Lui aggrotterà le ciglia, – e subito
Lei è pronta a sprofondare
Al suo sguardo penetrante.
 
Chi sei mai, il genio dell’universo?
Pensa: né Goethe, né Dante
Conoscevano un amore così umile,
Così palpitante di fede nel talento.
 
Che cosa gratti sulla carta?
Perché sei eternamente irato?
Cosa cerchi frugando nel buio
Dei tuoi insuccessi e dei tuoi torti?
 
Ma se ti sta a cuore
Il bene e la felicità della gente,
Come hai potuto ignorare finora
Della tua vita questo tesoro vivente?