Oimè, la potta, oimè: crudel che fai - Sonetto XIV

Poesia di Pietro Aretino

Oimè la potta, oimè: crudel che fai
con questo cosi grosso orrendo cazzo?
Taci cor mio, che cosi gran solazzo
Non ci cangi il padrone in stenti e in guai.

    E se del fotter mio piacer non hai,
Fatti pur verso me quì dallo spazzo
Che se sino ai coglion dentro và il cazzo,
Dolcezza assai maggior ne sentirai.

    Eccomi pronta, o fido servo caro,
Fà di me le tue voglie, e in faticarte
Per ben servir non esser punto avaro.

    Non dubitar ben mio ch’io voglio darte
Si ghiotta fottitura e in modo raro
Ch’invidia n’averan Venere e Marte.

                    Potrebbe in potta entrarte,
Dimmi di grazia, il più superbo rulo?
    In potta no, ma il ciel mi guardi in culo.