Nastri

Poesia di Virna Chessari

Il lamento di un frullatore
e spari dalla finestra.

Nella guerra non ci sono nomi.

Neanche il mio,
confuso con ossa spezzate,
vetri, sassi e bruma di neve.

Sudano notti i Kalashnikov di Kiev 
e girasoli e balli di maggio.
Ma le ghirlande e i ricami non brillano più
e sono sangue rappreso i miei harem pantaloni rossi.

Hopak e Hutsulka…

Ti ho amato, hai danzato nel
vento di steppa, nell’erba ora ingiallita che sopravvive a scarponi di gomma e zampe di cane.

E se qualcuno ulula ancora
di rabbia, amore e dolore
non è al mio o al tuo padrone.

Perché nella guerra non contano i giorni, i nomi o l’età, né i tuoi capelli intrecciati 
al mio copricapo di astrakan.

Non conta la storia o l’umanità.